sabato 26 marzo 2011

5 cose che ho capito sulla satira (non online) in Italia.

1) La satira in Italia è in mano a gruppi di potere. Se non hai un editore o un politico alle spalle, non finisci sui quotidiani, non vieni preso in considerazione per gli inserti, non hai spazio nelle riviste di satira.
2) Se vuoi finire su quotidiani, venire preso in considerazione per gli inserti, avere spazio nelle riviste di satira devi allinearti al tuo editore e al tuo politico, di fatto sposando la sua linea editoriale o, quantomeno, assecondandola.
3) Chi gestisce la satira in Italia è un professionista di un'età compresa tra i 40 e i 70 anni, con una visione vetusta della politica e delle dinamiche sociali. Un professionista che segue una propria ideologia e lo fa sulla base di due profonde convinzioni: essere nel giusto, avere un bacino d'utenza da mantenere in modo da poter ogni mese avere il proprio stipendio assicurato.
4) I vecchi satiri che hanno in mano la satira in Italia sono i primi a criticare la gerontocrazia nella nostra società e in particolare nella politica, salvo non cedere il passo ai giovani, portatori di nuove idee e nuova verve.
5) I giornali che fanno satira, i quotidiani che pubblicano vignette, articoli e quant'altro concerni la satira non pagano o pagano cifre irrisorie ai loro collaboratori, saltuari o fissi che siano, in questo comportandosi nello stesso modo di tante altre aziende che, satiriggiando, si tirano sempre in ballo. Lo sfruttamento dei giovani satiri e vignettisti da parte di questi giornali rappresenta la sconfitta dell'idea stessa di satira, sia di chi la fa, sia di chi la pubblica, sia di chi la legge.


(coming soon "5 cose che ho capito sulla satira (online) in Italia").

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