venerdì 5 febbraio 2010

Meltingpot, crocifissi col burqa.

L'ultima proposta di legge in tema di crocifisso in aula spetta ad undici senatori del PD, i quali hanno deciso di presentare una proposta di legge i cui punti essenziali sono:

1) Il crocifisso dev'essere in ogni aula.
2) Se alcuni genitori si offendono o protestano, il dirigente scolastico cerca di trovare una mediazione, magari aggiungendo altri simboli religiosi.
3) Se proprio non si riesce a trovare un accordo con la creazione di un nuovo pantheon, allora il dirigente scolastico decide come gli pare.

Ora, tutto questo fervore sul crocifisso che, per chi non lo sapesse, è quella cosa formata da due pezzi di legno intersecati perpendicolarmente con appesa la figura di un uomo e che potete vedere in quasi ogni ufficio pubblico, se proprio non volete farvi un giro in chiesa, nasce a seguito della sentenza della Corte di Giustizia europea sui Diritti dell'Uomo, la quale, il 3 novembre del 2009, ha stabilito che:

"La presenza del crocifisso, che e' impossibile non notare nelle aule scolastische potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le eta' come un simbolo religioso, che avvertirebbero cosi' di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione" (...) "Tutto questo potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose, o che sono atei".

Ora, vi risparmio i commenti che potete immaginare a seguito di questa sentenza, ma la cosa che mi stupisce è che, in attesa della decisione della Corte d'Appello a seguito del ricorso legittimamente presentato dal Governo, ci si senta in dovere di proporre una legge come quella di cui sopra.

Capisco (...) che il Pd si senta in dovere di rincorrere i voti dei cattolici, ma dovrebbe, quantomeno, avere il buon senso di rispettare la sentenza di una Corte di Giustizia.
O almeno questo è ciò che quasi ogni giorno sento che cercano di insegnare agli italiani.
Non comprendo il perché, allora, non si debba rispettare una pronuncia di un organo, leggermente, superiore a tutte le nostri Corti.

Purtroppo, credo, il problema risieda nel fatto che, a parte la beatitudine e il proto-orgasmo che tutti hanno al momento che possono inserire in un loro discorso frasi come "bisogna rispettare i diritti umani", "questo atto calpesta i diritti umani", "La Costituzione, signori, la Costituzione, voi ne fate brandelli, anche della prima parte che parla dei nostri diritti inviolabili", ecc.ecc., ecco, a parte questa esuberanza dialettica, poi dei diritti umani non gliene importa niente a nessuno, salvo che per contrastare ideologicamente questo o quel punto.

Una volta un grande esperto di diritto, il prof. Michele Taruffo, ha detto (riassumo liberamente il pensiero) che i diritti, anche quand'anche scritti nelle più sacre pergamene, non sono tali, finchè non esistono delle regole che sanzionino chi li violi.
La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo è nata proprio per sanzionare chi viola i diritti umani.
Non rispettare una sua sentenza, pone, di fatto, al di fuori del rispetto di tali diritti.

I diritti umani dovrebbero essere quei diritti inviolabili che appartengono a tutti gli uomini per il solo fatto di esserlo.
Sono di tutti, indipendentemente da ogni altra circostanza.
Purtroppo pare che undici senatori del PD si siano dimenticati di questo fatto.

La questione del crocifisso, poi, è interessante, specie se la si mette in relazione con le recenti polemiche dopo la decisione della Francia di prendere in considerazione l'idea di vietare il burqa.
Anche in questo caso, i politici di casa nostra si sono sentiti in dovere di esprimere la loro opinione, chi a favore, chi contro.
La Francia, tuttavia, ha già vietato ogni simbolo religioso all'interno dei luoghi pubblici.
Via croci, via veli nelle scuole, via kippà, probabilmente è stato vietato anche di mettere su l'ultimo cd del Buddha Bar.
Questo in base al principio che lo stato è laico e, pertanto, aconfessionale.
Tutte le religioni sono degne di rispetto, ma la religione deve essere vissuta come momento personale e non imposta, in alcuna forma, a chi crede in altro o non crede affatto.
(E' solo il caso di notare che in Egitto, il burqa è vietato nelle università).

Il burqa viene vietato per motivi di sicurezza pubblica e sulla base di una serie di testimonianze con il mondo musulmano che certificano che lo stesso non può essere considerato un simbolo religioso, ma che rimane una "scelta" della musulmana (o, per quelli che non sono buonisti, una imposizione del musulmano uomo alla propria moglie).
Mentre il velo, a coprire il capo, sarebbe obbligatorio, lo scafandro (mi si perdoni il termine, ma altri, migliori, non me ne vengono) non lo sarebbe.
E dal momento in cui lo scafandro non permette il riconoscimento della persona, ecco che, per motivi di ordine pubblico, lo stesso viene vietato.

Mi pareva una motivazione, per quanto discutibile, molto lineare.
Purtroppo non avevo ancora sentito i commenti dei nostri politici:

Frattini: "La questione è molto complessa. Io non sono, in linea di principio, a favore di una pura e semplice proibizione per legge". Sicuramente è a favore del lavaggio delle mani.
Donatella Ferranti, capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera: "È una norma incostituzionale che lede la libertà religiosa e sono del tutto strumentali i richiami all'ordine pubblico. La verità è che si vuole colpire gli immigrati islamici nel loro intimo". Finalmente si può dire che qualcosa è incostituzionale! Era da tantissimo tempo (quasi 30 minuti) che non leggevo che qualcuno l'aveva dichiarato. Adesso mi sento meglio!

Ad ogni modo, sostenere che il burqa limiterebbe la libertà di religione e quindi violerebbe il diritto (umano) a professare la propria religione liberamente, pare in contraddizione con quanto affermano quasi tutti i musulmani.

Ahmad Gianpiero Vincenzo, Presidente degli Intellettuali Musulmani Italiani: "Concordiamo con la posizione francese nei confronti del burqa. La decisione di proibire il velo integrale nei luoghi pubblici è perfettamente compatibile con l'Islam, che non prescrive assolutamente di coprire il volto delle donne".

Ancora più divertenti sono le considerazioni di chi paragona il burqa al casco integrale o al passamontagna o alle maschere di carnevale, non considerando che i secondi si possono togliere senza problemi a richiesta, mentre il primo no.

Ma torniamo ai diritti umani, il diritto sancito dalla Corte di Giustizia europea dice che a nessuno può essere imposto un simbolo religioso e si vorrebbe una legge in netta opposizione.
Il burqa non è un simbolo religioso, è una forma di costrizione della libetà della donna (per esser lievi), retaggio di una subcultura (sì sì, subcultura, fanculo al buonismo) medioevale, cieca e maschilista (e non mi riferisco all'Islam nel suo complesso, sia chiaro...) e in nome dei diritti umani si vorrebbe non vietare.
Forse sarebbe necessario una ripassatina della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.

Io non vorrei mai vedere castori obbligati a volare bardati, preferisco di gran lunga il naturismo.

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