lunedì 26 agosto 2013

La Via Francigena, oggi


Alla fine non sai perchè hai deciso di partire, l'idea è di due anni fa, dopo la lettura del pellegrino di Brizzi, e ti sei detto che sarebbe stato figo riuscire a fare tutta la via prima o poi. E passano due anni, con il tarlo del viaggio nel retro della mente, e scopri ad un certo punto che devi diventare papà e a quel punto forse ti dici che se riuscirai a fare da Losanna ad Aosta a piedi forse riuscirai anche ad essere un padre degno.
E trovi altri due che ti accompagneranno, ognuno con le loro ragioni per venire e ognuno con il suo fardello. 
E alla fine sei in auto verso Aosta e poi verso la Svizzera in autobus, con l'euforia delle partenze e la preoccupazione per i dettagli tecnici che presto lasceranno il posto alla preoccupazione per la stanchezza e l'acido lattico.
E ti ritrovi a scrivere, mentre segui i discorsi dei tuoi compagni di viaggio, sperando nel meglio, pensando al monte che hai da scalare fra qualche mese. 

Ricominci a vergare i tuoi appunti solo ad Aosta, al termine del tuo viaggio.

Ogni volta che pensavi a cosa scrivere durante le ore di marcia, l'unico incipit, senza poi alcun seguito, era "perché massacriamo il nostro corpo per fare una via millenaria? Cosa ci spinge a lasciare le nostre comodità e buttarci a capofitto in marce di 20-30km al giorno?", oltre a queste parole non sapevi andare, né nella testa, né arrivati a destinazione.
E ancora hai in mente i piedi bollenti della prima tappa e i muscoli rigidi al termine della seconda, dopo la doccia, quando zoppicavi facendo le scale del modesto ristorante in cui dovevate andare, scelto solo perché incredibilmente vicino.
E i piedi con vesciche come piaghe, mentre attraversavi paesini senza bar e senza farmacie, mentre ti ripetevi la storia da raccontare al farmacista per farti dare un aulin senza ricetta se solo fossi stato tanto fortunato da trovarne uno.

E intanto vai avanti, tra strade asfaltate, mulattiere, sentieri di montagna. 

E poi sbagli strada e ti ritrovi a salire una parete diritta e vai avanti, mentre senti il tuo tendine sinistro pulsare e il tuo ginocchio destro urlare.
L'errore e l'imprevisto, cose che capitano e tu vai avanti, anche quando ogni passo ti costa fatica, mentre osservi i tuoi compagni di ventura farsi sempre un po' più piccoli davanti a te e del resto li capisci, perché sai che prendere il tuo passo vorrebbe dire mal di schiena e tendini infiammati anche per loro.
Ti ritrovi per la maggior parte delle ore a camminare da solo e alla fine, quando sei all'ultima scalata sassosa prima di arrivare al passo del San Bernardo, inizi a pensare a tuo figlio, al fatto che quando ti chiederà cos'è quel pezzo di carta con quei timbri, tu gli potrai spiegare cosa hai fatto prima della sua nascita e, allora, forse riuscirai a fargli capire che la Via ti permette di misurarti con te stesso, di prendere le misure a te e ai tuoi compagni di viaggio, a non abbandonare i compagni in difficoltà, ti insegna la perseveranza nelle cose e a superare le avversità, che non significa buttarsi in imbecilli machismi da quinta elementare, ma avere piena coscienza di quello che si puó dare.

Questo potrai dirgli, mentre gli allungherai la tua carta di credito per prenotarsi le vacanze a Formentera.