venerdì 30 novembre 2012

Io Voto Bersani

Voto Bersani perché non è solo chiaro e diretto nelle proprie affermazioni, ma rifugge dal populismo e dalle facili promesse (che peraltro non possono essere attuate per tutta una serie di motivi di carattere internazionale che non stiamo qui a spiegare ma che sono facilmente comprensibili a qualunque lettore che non sia un grillino):

Voto Bersani perché è uno che conta qualcosa (anche se non si sa quanto e, soprattutto, dove):

Voto Bersani perché è uno che non crede nella matematica:
Voto Bersani perché vuole uno Stato di Polizia e non ha paura di dirlo, anche a costo di citare il Trattato di Maastricht a sproposito, anche a costo di parlare di Maastricht scrivendo Mastricht:
Voto Bersani perché è uno che non si tira indietro quando c'è da buttarsi nell'agone politico e sporcarsi le mani per far valere le proprie idee (qualunque esse siano):


martedì 13 novembre 2012

Lezione n. 1: come andare in TV e guadagnare voti di P. Bersani


- Pronto?
- Pronto, ciao Pierluigi, sono Massimo, tutto bene?
- Eh bene, mi sto preparando per il confronto di stasera con gli altri 4 stronzi che vogliono rubarmi la poltrona.
- E come va?
- Così e così.
- Sai che devi rubare voti a Renzi, no?
- Eccerto.
- No, dico sul serio, Vendola lo votano i duri e puri ancora legati al comunismo, la Puppato l'abbiamo messa lì per far vedere che noi ci crediamo nelle donne e nelle quote rosa, quindi si prende un elettorato molto selezionato, sebbene sono in trattativa e forse almeno due sue zie voteranno comunque per noi. Tabacci l'abbiamo piazzato per togliere qualche altro voto a Renzi da parte dell'elettorato cattolico. Tu, Pierluigi, devi dargli il colpo di grazia a quel bamboccione e affossarlo.
- Colpo di grazia?
- Sì, dalla tua hai già il voto di tutta la nomenclatura del partito, chiunque abbia un briciolo di potere sa che devi vincere tu, altrimenti rischia il posto. Devi giusto convincere un po' di gente comune a votarti e la vittoria è assicurata, qualche anzianotto nostalgico di Prodi, quindi sii rassicurante, qualche cattolicone che ha paura che vinca Vendola, quindi sii cattolico, qualche imprenditore di cooperative e qualche direttore di banca, quindi sii te stesso.
- E così si vince?
- Si vince a mani basse, l'unica cosa è non sbagliare stasera, non cadere sulle domande imbarazzanti.
- Eeeeehhh, ma se mi chiedono dei matrimoni gay?
- Mai chiamarli matrimoni, MAI! E tu dì che sei a favore, così facciamo quelli evoluti, tanto con la Bindi in Parlamento e con l'alleanza con Casini che diremo è indispensabile realizzare, non li faremo mai.
- E sulle adozioni?
- Non rispondere.
- Come faccio a non rispondere? 
- Inventati qualcosa.
- Ma se dico che sono contrario, mi gioco il voto di quelli di sinistra, se dico che non sono contrario, mi gioco il voto dei capi-boyscout, che fare?
- Hai ragione, ma ho la soluzione. Ricapitolo: sì alle unioni civili (mai parlare di matrimonio), tergiversare sulle adozioni, tipo dobbiamo vedere, chissà, forse sì, certo è anche vero che, cose così, ci infili tre o quattro pause in più delle tue solite e vedrai che il minuto di tempo scorre via veloce e poi...
- E poi?
- E poi ecco qui il colpo di genio, tanto è vero che sono Massimo D'Alema.
- Cosa?
- Poi, tu butti lì che la tua figura di riferimento è Papa Giovanni XXIII!
- Il Papa Buono?
- Quello lì.
- Perché?
- Pierluigi, tu non capisci una mazza, tu cita quello, così nei giornali di sinistra noi puntiamo al fatto che tu sei d'accordo sulle unioni civili (e alla Bindi non facciamo rilasciare nessuna dichiarazione in questo momento, così non ci rompe le uova nel paniere), su quelli cattolici uscirà invece che il tuo punto di riferimento per una sinistra moderna è un vecchio Papa che nulla di rivoluzionario ha fatto, poi, se riesci, parli un po' di economia, buttando qua e là il termine "lenzuolata", e copriamo anche i giornali economici e, infine, utilizzi il termine "lenzuolata sulla moralità", così accontenti tutti quegli italiani che anche se non lo ammettono, amerebbero vivere in uno Stato Etico. Hai capito?
- Perfettamente.
- Bene.
- Massimo?
- Sì?
- Grazie. Ti voglio bene.
- Non fare il frocio, tanto quei voti a Vendola non glieli porti via.

domenica 4 novembre 2012

Perché il PD dovrebbe ricandidare D'Alema [A real life/4]


Massimo D'Alema, figlio di Giuseppe D'Alema, dirigente nazionale del PCI e deputato dal  1963 al 1983 (solamente venti anni...), è uno dei massimi esponenti della politica italiana.

Ora, pur sapendo che si potrebbe tranquillamente chiudere con queste due righe tutto il discorso [figlio+padre+deputato+venti anni in Parlamento+lascio il posto di lavoro a mio figlio], analizziamo nel dettaglio chi è D'Alema e perchè il PD lo dovrebbe ricandidare.

A 14 anni, invece di pensare alla figa come ogni adolescente normale, si iscrive alla FGCI. Ma forse i suoi sono solo problemi di dislessia.

A causa dell'ambiente famigliare in cui cresce, D'Alema viene naturalmente considerato da tutti un "figlio di partito". Nomea che si porterà per tutta la vita, almeno per quanto riguarda la prima parte.

Preso il diploma, si trasferisce a Pisa per frequentare le lezioni di filosofia. E' il 1967 e le lezioni di filosofia sono chic e non impegnano, permettendo a chi le frequenta (come, per dirne un altro, Bersani) di fare tutt'altro.

All'esame di ammissione alla facoltà, D'Alema conosce Fabio Mussi (un altro filosofo), con cui stringe subito una profonda amicizia che li porterà ad organizzare anche alcune manifestazioni e occupazioni in facoltà, nonché interminabili partite a Dungeons & Dragons ed estenuanti dibattiti sulla forma da adottare per i baffi. Alla Hitler per Mussi, alla Massimo D'Alema per D'Alema.

Poco prima di discutere la tesi dal titolo "Produzione di merci a mezzo merci", D'Alema si ritira dalla facoltà. Secondo un amico, vi rinunciò dopo aver capito che la sua tesi non c'entrava un cazzo con la filosofia.

Nel 1970 è così libero di pensare alla politica, entra nel comitato federale del FGCI e diventa capogruppo in consiglio comunale.

Nel 1975 Berlinguer stava cercando un successore alla guida della FGCI, per la quale voleva un nuovo corso: che la risollevasse dalla diminuzione degli iscritti e la portasse più vicina alla linea del Compromesso storico. La scelta ricadde su D'Alema e se avete cliccato sul link per vedere cosa diavolo fosse la FGCI, avete un'idea del buon lavoro svolto.

Nel 1984, per dargli visibilità, Berlinguer porta con sè Massimo al funerale di Jurij Andropov (politico sovietico, fautore dell'invasione sovietica in Ungheria del '56, capo del KGB sino all'82, pezzo di merda dal 1914).

Nel 1987 diventa deputato, carica che mantiene tuttora dopo soli 25 anni, giusto sufficienti a battere il precedente record detenuto dal padre.

Nel 1994, dopo una lunga battaglia con Veltroni per la leadership del partito (e, ripeto, Veltroni), D'Alema riesce a vincere grazie al voto del Consiglio Federale del PDS, dopo che, in prima battuta, gli iscritti al partito avevano dato 6000 voti a Veltroni (e, ripeto, Veltroni) e solo 5000 a lui.

(Uno che perde a qualsiasi cosa con Veltroni, dovrebbe farsi molte domande. Sì, anche se la partita è a briscola e voi giocate con due carte e lui con 4)

Nel 1996, a seguito della vittoria del primo governo Prodi, D'Alema viene eletto Presidente della Commissione Bicamerale per le Riforme Istituzionali (che, da ora, per brevità, riassumeremo con un "ruolo di merda per un qualcosa di inutile").

Nel 1998, stancatosi di ricoprire un "ruolo di merda per un qualcosa di inutile", silura il cattolico Prodi (grazie a Rifondazione) e diventa Capo del Governo (che, da ora, per brevità, riassumeremo con un "ruolo fico per un qualcosa di inutile").

Mantiene il suo "ruolo fico per un qualcosa di inutile" per circa 14 mesi, poi cade (per il voto a favore dell'intervento della NATO in Kosovo) nel dicembre del 1999, ma viene subito riconfermato al suo "ruolo fico per un qualcosa di inutile" sino ad aprile del 2000, quando dà le dimissioni a seguito dell'ennesima sconfitta alle elezioni regionali.

In un anno e mezzo, il Governo D'Alema riuscì comunque ad approvare, oltre all'intervento militare in Kosovo, anche la riforma del lavoro che diede maggiore flessibilità alle cavità anali dei giovani.

Nel 2004 finisce al Parlamento Europeo. Ci rimane due anni, in cui dà sfoggio di tutto la sua maestria politica promuovendo una forte azione per ... e impegnandosi affinché anche le fasce più deboli della popolazione avessero la possibilità di ... . In tutto questo, poi, non possiamo dimenticare l'enorme spinta che diede alle istituzioni comunitarie al fine di ... .

Due anni dopo, ritorna in Parlamento e diventa Ministro degli Esteri per Prodi fino al 2008. Ora, molti si sono chiesti perché Prodi abbia voluto nuovamente chiamare vicino a sè l'artefice della sua prima rovina, qualcuno l'ha ritenuta una scelta dettata da una chiara strategia politica, altri la scelta di un vecchio coglione cattocomunista di merda.

Dal 2010 ad oggi, è Presidente, succedendo a Rutelli (e, ripeto, Rutelli) del COPASIR, il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica. Se vi state toccando i coglioni, vi capisco. E anche la Repubblica.

A fronte di tutto quanto scritto, pare evidente che sia assolutamente necessario per il PD ricandidare D'Alema, anche al costo di silurare Renzi.

Se non capite ancora bene il perché, tenete conto che l'umile scrittore spera che il PD perda da qui all'eternità finché tutta questa gente non sia scomparsa nell'oblio del tempo.